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Kind Innovation: persone, ambienti e metodo per innovare

smartangle newsletter · Jan 2021

Kind innovation è la nuova prospettiva che ci porta a guardare l’innovazione da un punto di vista nuovo. Alessio Cuccu ci spiega cos’è, come si fondi su principi di gentilezza, passione, multipotenziale e soprattutto su “ambienti” e “persone”.

Ho accettato con piacere l’invito di Smartangle a scrivere un articolo per il suo blog dedicato all’innovazione. Con Adriano ci conosciamo da tempo, ci legano un’esperienza professionale comune, da colleghi, che ci ha portato a fare scouting di materiali innovativi anche a Tokyo, l’aver vissuto entrambi fuori dall’Italia e la passione per l’innovazione, che ci fa confrontare di tanto in tanto su nuove opportunità e progetti.

L’ argomento dell’articolo? “Sicuramente #kindinnovation” mi dice Adriano. Kind Innovation mi accompagna da sempre personalmente e professionalmente, e recentemente l’ho sintetizzata nel sito Kindnovate.com, risultato degli ultimi tre anni dedicati ad approfondire, comprendere, applicare e migliorare cosa significhi fare uso della gentilezza per realizzare l’innovazione.

Sul mio sito cerco uno spunto per dare a questo nuovo articolo un contributo originale, e con un collegamente autentico al lavoro di Adriano e di Smartangle; ne trovo due.

PLAY KIND

Il primo è PLAY KIND. Adriano è un esperto del metodo LEGO® SERIOUS PLAY®, e il gioco serio è una delle tecniche che aiuta nel discutere, nel risolvere problemi, nel generare idee, nello sperimentare qualcosa di nuovo, in poche parole nel fare innovazione.

KIND KNOWLEDGE

Il gioco diventa uno strumento fondamentale nel mettere in atto quello che ho identificato come secondo collegamento: KIND KNOWLEDGE, l’abilità di dimenticare, di obbligarci a “non conoscere” per interessarci di nuovi settori, per scoprire nuove competenze senza essere frenati dalle precedenti che potrebbero o non essere adatte al nuovo ambiente o alle volte essere semplicemente “scadute” o “da aggiornare”.

Negli anni ci si accorge, lavorando e portando avanti progetti innovativi, quanto questi siano sempre molto più complessi della semplice identificazione e applicazione di una nuova tecnologia, di un nuovo materiale, di un nuovo design o di un nuovo business model.

Ci sono pochi framework di riferimento che ho continuato ad utilizzare nel tempo; uno di questi è il diagramma di Venn di IDEO che collega tre ingredienti importanti perché un’innovazione si verifichi:

  • Feasiblity (TECH) – fattibilità tecnica
  • Viability (BUSINESS) – sostenibilità economica
  • Desiderability (HUMAN) – desiderabilità umana

Affinché le innovazioni abbiano successo servono tutti e tre questi elementi; molte volte abbiamo a che fare con progetti fattibili e anche sostenibili economicamente ma che non vuole nessuno; oppure all’opposto progetti belli, che vogliono tutti, sostenibili anche economicamente ma che tecnicamente non sono fattibili.

A questi tre punti ho aggiunto delle considerazioni basate sulla mia esperienza.

  • Fattibilità tecnica: si sa che l’innovazione può essere realizzata (“WE CAN”) e l’attenzione è rivolta alla tecnologia che abilita questa possibilità
  • Sostenibilità economica: si sa che l’innovazione può generare un profitto (“WE PROFIT”) e l’attenzione è rivolta al calcolo economico di costi e ricavi.
  • Desiderabilità umana: si sa che l’innovazione genera interesse (“WE CARE”) e l’attenzione è rivolta alla soddifazione di bisogni estetici, funzionali, sociali, etc.

Tenere questi tre focus sempre in equilibrio, evitando che solo uno o due siano ritenuti sufficienti e prendano il sopravvento sugli altri, è una delle regole generiche all’interno di #kindinnovation, e che mi sento di condividere. Una regola che proprio per la sua genericità ritengo semplice, facile da ricordare e da applicare ogni volta che se ne ha l’occasione.

Esistono poi altri due ingredienti principali a cui porre particolare attenzione quando si affronta, in modo gentile, la scoperta e lo sviluppo di un’innovazione: Ambiente e Persone.

Per descrivere in poche righe, e nel modo più esauriente possibile, le tipologie di ambienti innovativi e i tipi di persone idonee ad occuparsi di innovazione, utilizzo un esempio dal mondo dello sport che utilizzo di frequente per parlare di #kindinnovation.

Comincio sempre con una domanda: “Alzi la mano chi conosce Usain Bolt?
Di solito le mani che vengono alzate sono molte; molte meno invece, spesso nessuna, quando faccio la seconda domanda: “Alzi la mano chi conosce Ashton Eaton?”

Bolt ed Eaton sono entrambi campioni olimpionici e detentori di record atletici; Bolt su 100 metri e 200 metri piani (e staffetta 4 x 100), Eaton nel Decathlon. Questo è un esempio su cui mi sono trovato a ragionare qualche anno fa, dopo aver tenuto un workshop creativo che mi ha portato a riflettere su quelli che ho chiamato “specialisti e specialismi”.

Il decathlon sappiamo più o meno tutti che si compone di 10 discipline; non tutti sanno però che queste vanno affrontate in due giorni consecutivi; ancora meno sanno elencarne le gare, e nell’ordine corretto:

Primo Giorno: 100 metri piani, salto in lungo, getto del peso, salto in alto, 400 metri piani

Secondo Giorno: 110 metri ostacoli, lancio del disco, salto con l’asta, lancio del giavellotto, 1500 metri piani

Questa diversità estrema delle discipline del Decathlon mi ricorda la chiaccherata con un’amica che mi ha fatto conoscere il concetto di persone “multipotenziale”, su cui esiste una importante bibliografia a riguardo, e che in sintesi descrivo come quelle persone che hanno la capacità e il dono di riuscire a fare bene molte cose tra loro diverse.

Ricordo quanto ho incrociato nel più bel saggio letto in questo 2020, “Range – How Generalists Triumph in a Specialized World” di David Epstein, che parla proprio di generalisti e specialisti. Le persone multipotenziale sono generaliste, incapaci di raggiungere i livelli di esperienza e competenza tipici degli specialisti, ma che proprio a causa di questa mancanza sono in grado di ottenere risultati migliori in alcuni ambienti particolari fatti di situazioni poco chiare, spesso sconosciute, in cui le regole sono nuove o ancora in via di definizione. Ambienti complicati, innovativi, difficili, in cui quello che si fa oggi può essere completamente diverso da quanto si è fatto ieri, e probabilmente diverso anche da quello che andrà fatto domani, proprio come in un decathlon.

In queste ultime righe sono riportate alcune delle caratteristiche principali degli ambienti in cui prevalgono innovazione ed ”exploration”, a cui vanno sicuramente aggiunte  anche l’alta tolleranza verso l’ambiguità, e la necessità di dover imparare senza riferimenti ad esperienze precedenti, “learning without experience”.

Si tratta di ambienti completamente diversi da quelli in cui a prevalere sono la ripetizione e l’”exploitation”, le regole e i feedback chiari e nei quali i miglioramenti si raggiungono facendo oggi le stesse cose di ieri, domani le stesse di oggi, imparando ogni volta a farle sempre meglio e maturando esperienza.

Questo secondo tipo di ambienti è quello a cui siamo stati sempre più abituati negli ultimi decenni. Si tratta di ambienti in cui, proprio grazie a regole chiare e conosciute, tutto è misurabile, ripetibile, prevedibile e gli specialisti ottengono i migliori risultati.

Il Covid-19 ha fatto capire a tutti, in ogni parte del mondo, cosa voglia dire non fare oggi le cose come ieri, e domani come oggi; ha trasformato le regole, ci ha tolto la ripetitività a cui eravamo abituati, ci ha mostrato come in situazioni del tutto nuove sia meglio abbandonare quella parte del bagaglio di esperienza che si è nel frattempo trasformata in un peso inutile, per riscoprire e ridefinire le regole.

Stavamo correndo i nostri 100 metri, e ci siamo trovati da un giorno all’altro a dover correre il nostro “decathlon personale”. Così abbiamo riscoperto quanto serva la gentilezza quando si è obbligati ad avere a che fare con il nuovo, il mai fatto prima, lo sconosciuto.

In questo anno non è un caso che si siano moltiplicati e amplificati in tutto il mondo i progetti che hanno posto al centro la gentilezza, la “kindness”. Sono tanti gli esempi, nell’anno appena terminato, che ci dimostrano come tutti siamo stati in grado di innovare; su tutti il lavoro da casa, gli eventi virtuali, la didattica a distanza, il turismo di prossimità.

Siamo stati più gentili verso noi stessi, e di conseguenza lo siamo stati verso i nostri dipendenti, verso i nostri fornitori, perché abbiamo scoperto che “esistono luoghi (e momenti n.d.r.) dove le regole sono meno importanti della gentilezza”.

Nell’anno appena trascorso siamo stati tutti quanti più innovativi, più di quanto pensiamo. E forse abbiamo capito quante energie e sforzi servano per innovare.

Innovation Consultant, with a background in Materials Engineering, R&D, Design Thinking, Sustainability and passionate about people and building teams for innovation.

A Kind Innovator who helps companies and teams to develop strategy and innovation in the right time and on budget, making connections “out of the ordinary” and thinking about the “never done before”.

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